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Sobrietà, Verità e Giustizia

12/06/2023

Il ricordo di quanti hanno perso la vita in quel giorno, il 12 luglio 2016. Un ricordo vivo ed all’insegna della sobrietà e della verità.
Nella messa pontificale in onore dei Santi patroni, la Madonna dei Miracoli e San Riccardo, celebrata nella Chiesa Cattedrale alla presenza di numerosi fedeli e delle massime autorità, civili, militari e religiose, Mons. Luigi Mansi, Vescovo della diocesi di Andria, ha ricordato la ferita, ancora aperta e sanguinante della tragedia ferroviaria del nord-barese e del terremoto, che ha colpita l’Italia centrale.

Il Vescovo, Don Luigi Mansi, ricorda con queste parole le due tragedie che hanno segnato tutti noi in quest’estate di sangue: “Abbiamo ancora aperte le ferite dell’incidente ferroviario. Abbiamo infatti scelto di svolgere una celebrazione sobria della festa proprio per rispetto al dolore ancora vivo in tante famiglie della nostra città. Famiglie che hanno pagato sulla loro pelle, ingiustamente, il frutto di un uso allegro e indebito di fondi stanziati e destinati al raddoppio di quella linea e invece dopo decenni, spariti nel nulla. Qualcosa di simile è accaduto nelle terre devastate dal terremoto”.

Ma il Vescovo va oltre: “Non si può servire Dio e la ricchezza – ha scandito Don Luigi, con il tono di voce pacato e di padre, ma duro e diretto commentando il Vangelo secondo Luca 16,1-13 – “…sta proprio qui l’origine di tanti dissesti che affliggono il nostro vivere insieme, sia come chiesa che come società civile. Come Chiesa, innanzitutto – è la prima riflessione-provocazione del Vescovo, nella sua omelia – “…siamo proprio sicuri che nell’impostazione della nostra vita pastorale siamo tutti animati dalla sola passione per il regno di Dio, la sua giustizia, per ogni uomo che incontriamo, soprattutto i più deboli, gli ultimi, quelli che non hanno difensori su questa terra che siano davvero disposti ad aiutarli senza alcun interesse? Siamo proprio sicuri di poter escludere che talvolta, con la comoda scusa di lavorare per il regno di Dio, ci spendiamo invece fino allo spasimo per poter raggiungere interessi personali come il prestigio, il fascino di indossare una divisa, la soddisfazione di sentirci importanti, di avere qualcuno sotto di noi, talvolta perfino di guadagnarci qualcosa?”.

Lo stesso dicasi per la vita pubblica inquinata dalla sete di danaro. “E’ storia di tutti i giorni dover constatare – dice mons. Mansi – che rivoli infiniti di denaro si perdono nei meandri della costruzione di opere pubbliche, opere d’immagine e poi, di fronte al sacrosanto dovere di assicurare i necessari servizi essenziali che danno dignità e qualità alla vita delle persone, a cominciare dai più svantaggiati, dai più fragili, che sono più in pericolo come i giovani e gli abitanti delle periferie, siamo costretti a dirci l’amaro ritornello: Non ci sono risorse! E allora ci chiediamo: ma quando le risorse c’erano, che fine hanno fatto? Chi le ha convogliate verso arricchimenti privati con manovre spregiudicate, che in tanti sapevano ma che nessuno osava far venire a galla?”.

Avviandosi alla conclusione il Vescovo Luigi afferma: “…le parole del Vangelo sono semplicemente una riflessione di Gesù…che ricorda di “Non rubare!”, per il semplice motivo che per ciò che tu prendi indebitamente per te è sottratto ingiustamente ad altri, cui spetta di diritto. Poi un giorno, a distanza magari di anni e di decenni, accade una disgrazia, la gente muore e tutti a domandarci: “Perché?”, magari arrivando perfino ad incolpare Dio per qualche sua presunta disattenzione. Il denaro quando serve per assicurare a tutti una vita dignitosa è giusto e ben guadagnato. Ma quando è cercato con ingordigia, quando non basta mai, quando diventa il fine per cui vivere, quando è cercato per assicurarci ricchezza con procedure ingiuste e fedigrafe, è denaro maledetto, è veleno che distrugge tutto: gli affetti più sacri, la giustizia e il rispetto dei poveri”.

Così conclude Mons. Mansi: “…chiediamo oggi questo miracolo: Che si scuotano le nostre coscienze e che torniamo ad una pratica più seria e virtuosa del Vangelo, così da fondare la vita della nostra città sul fondamento stabile della Parola di Dio, dei valori più puri e più belli della fede che i nostri Padri ci hanno consegnato e che noi, a nostra volta, abbiamo il dovere di consegnare, con un’opera educativa che ci veda tutti concordi, alle giovani generazioni”.

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