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Pasqua 2014, Cristo speranza certa tra le incertezze della vita

24/03/2014

L’evento pasquale di morte e risurrezione di Cristo, così come ce lo racconta l’evangelista Matteo, è una festa di terremoti e di sepolcri aperti. Egli con la sua morte è entrato nelle viscere della terra strappando dalle bende di morte quanti erano prigionieri; con la sua risurrezione li ha innalzati fino alle vertiginose altezze di Dio, dove non c’è più sofferenza, pianto e morte, ma vita abbondante di gioia.

Ma per quanti vivono situazioni di grande e reale disperazione, la speranza che noi annunciamo reca con sé l’amarezza di un qualcosa che non si compie mai.

“… speravamo che fosse Lui a liberarci!” (Lc 24), è l’amara constatazione di quei due discepoli (di Emmaus) che, dopo gli avvenimenti della morte di Cristo, tornavamo a casa con il “cuore dimissionario”, realmente delusi, perché forse illusi, da promesse di vita e di felicità che hanno visto inchiodate sul legno di una croce.

Quanta gente, dopo aver incontrato, responsabili del Bene pubblico e comune, ecclesiastici, volontari…, ritornano per un attimo a vivere perché sospesi ad una promessa e poi, delusi e illusi, sono costretti a rientrare nel sepolcro del loro dolore, recando con sé l’unica e triste certezza che nessuno potrà mai far rotolare una volta e per sempre la pietra dall’ingresso della loro disperazione.

“…speravamo che fosse Lui”, che incarna la Politica come servizio disinteressato all’uomo, a liberarci; “… speravamo che fosse Lui”, che, afferrato dall’amore di Cristo, si è fatto Prete per dare speranza alla gente, a liberarci; “… speravamo che fosse Lui”; che…

Ma chi si prenderà veramente a cuore il destino dell’uomo, così da trasformare in sorgente di vita e di speranza ogni lacrima versata? Chi avrà mai il coraggio di vestire i panni del Cireneo che aiuta un povero Cristo a portare la croce? O chi saprà sfidare le folle come la Veronica per tergere lacrime e sangue che grondato dal volto sfigurato dell’uomo sfinito dalla povertà, dallo scarto, dall’emarginazione, dall’esclusione, dalla derisione e dal continuo spogliamento della sua dignità?
“…speravamo che fosse Lui… ma sono passati tre giorni”.

“Fino a quando, Signore?” È la domanda dell’uomo che vive nelle incertezze della vita. È la domanda dell’uomo che non vede via d’uscita per un futuro degno di vita.
Ed è a quest’uomo che noi vorremmo annunciare non con le parole, ma con gesti di risurrezione, che l’unica speranza certa è Cristo. E lo vorremmo annunciare a squarciagola, anche se, schiacciati dalle insormontabili impossibilità, la nostra voce è fioca e ci manca il respiro, i tempi si allungano, la notte non finisce mai e anche noi gridiamo: “Fino a quando, Signore”?

Ma ecco che improvvisamente le tenebre della notte si diradano, giunge l’aurora e annuncia il Nuovo Giorno, pieno di sole e di vita e c’è un volto che diventa sempre più chiaro, è quello di Cristo Risorto.

Qualcuno ha pensato di poter seppellire l’amore… Ma l’amore di Cristo per ciascuno di noi è più forte della morte e spacca le rocce.
E questo amore ora cerca Te, tende la sua mano e Ti dice. “Vieni, usciamo via di qui”. Ed è Pasqua.

Don Geremia Acri, le Suore e i Volontari

Pasqua 2014, Cristo speranza certa tra le incertezze della vita