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Lo tsunami del gioco d’azzardo non si arresta con la pandemia

18/12/2020

È stata definita l’eroina dei giorni nostri: stiamo parlando del gioco d’azzardo patologico che continua a generare nuove vittime: figli di un tempo malato a cui urge una cura sociale, politica e culturale o, meglio, per restare nel tema di grande attualità, un vaccino contro le debolezze del genere umano.

La fonte ufficiale “Libro Blu 2018”, Agenzia Dogane e Monopoli è un interlocutore in Italia che gestisce il mercato del gioco fotografando tutto ciò che noi vediamo nelle nostre città (sale slot, macchinette dentro i bar, i casinò ufficiali e una parte del gioco online).

Il giocato complessivo in Italia nel 2015 è stato 88,2 mld mentre nel 2018 siamo giunti a 106,8 mld: un mercato in forte crescita. Le vincite complessive sono state 71 mld nel 2015 mentre 87 mld nel 2018. Le perdite complessive, quindi la spesa secca che gli italiani affrontano per il gioco d’azzardo nel 2015 sono state 17 mld mentre nel 2018 sono state 18,9 mld.

Gli italiani hanno speso nel gioco circa 106,8 mld nel 2018, soldi immessi nelle macchinette o giocate sui banchi dei casinò, a fronte della spesa sanitaria complessiva del sistema sanitario nazionale 117 miliardi nel 2019 e la spesa alimentare 156 miliardi nel 2018.

Se andassimo a confrontare le perdite, gli italiani hanno “buttato” nel gioco 18,9 mld nel 2018, più della spesa in telefonia mobile 12,84 e più del doppio della spesa in farmaci a pagamento7,2 mld sempre in riferimento al 2018. Sono cifre impressionanti che sottolineano le proporzioni gigantesche della voce di spesa per gli italiani.

La pratica del gioco d’azzardo dal 16,3% del periodo pre-pandemico è scesa durante il periodo di lockdown al 9,7% per poi risalire al 18% nel periodo di restrizioni parziali. Il gioco on line invece è passato dal 10,0% del periodo precedente la pandemia all’8,0% nel lockdown, per salire al 13% nel periodo di restrizioni parziali. Percentuali che fanno riflettere sull’importanza di servizi a sostegno di coloro che cadono nella rete del gioco.

Nel nostro territorio, la Casa di Accoglienza “S. Maria Goretti”, della Diocesi di Andria, offre un servizio di sportello al GAP che è un punto informativo, di ascolto e di primo contatto sia per i giocatori che per le famiglie. Un punto di riferimento ormai da anni per l’intera comunità provinciale a supporto di adolescenti, giovani e adulti; uomini e donne. Il disturbo da gioco d’azzardo è “democratico”: colpisce professionisti ed operai, occupati e disoccupati. «La maggior parte delle persone che sviluppa tale disturbo evidenzia un pattern di gioco d’azzardo che gradualmente aumenta sia in frequenza, sia in quantità di scommesse – commenta la psicologa del GAP, la dott.ssa Liliana D’avanzo -. Il gioco può aumentare durante periodi di stress o depressione e durante periodi di uso di sostanze o di astinenza.

Le aree di funzionamento psicosociale, della salute, compresa la salute mentale, possono essere influenzate negativamente dal disturbo. In modo specifico gli individui con disturbo da gioco d’azzardo possono, a causa del loro coinvolgimento, mettere in pericolo le relazioni inserite all’interno della rete parentale e amicale. Tali problemi possono verificarsi a causa delle ripetute bugie dette agli altri per coprire la portata del gioco d’azzardo o a causa della richiesta di denaro che viene poi utilizzato per giocare d’azzardo o per pagare i debiti di gioco. Un impiego o le attività scolastiche possono, allo stesso modo, ricevere un impatto negativo: l’assenteismo o uno scarso rendimento lavorativo o scolastico si può verificare con tale disturbo, poiché i ludopatici possono giocare d’azzardo durante le ore di lavoro o di lezione. Ecco perché è importante riconoscere i disturbi della dipendenza per intervenire al fine di aiutare un proprio caro a non cadere nel baratro in cui la connessione con il gioco è in grado di trascinare i soggetti più fragili».

Lo tsunami del gioco d’azzardo non si arresta con la pandemia