«Di fronte alla povertà in costante aumento è il caso di provare a riflettere e trovare nuove strade che ci aiutino ad affrontare il fenomeno dilagante, in primis, evitando di soffermarci solo sull’aspetto economico del concetto di “povertà” – commenta don Geremia Acri -. Sarebbe un grosso errore. Viviamo, oggi, una povertà di tipo relazionale e soprattutto culturale. Una povertà che ha assunto un carattere multidimensionale: anziani che vivono in solitudine, giovani incompresi e pertanto isolati, famiglie impoverite dalla mancanza di dialogo, migranti esclusi… e l’elenco potrebbe continuare perché tante sono le “povertà nascoste”, difficili da intercettare e, pertanto, difficili da curare.
Con la Diocesi di Andria – Casa Acc. S. M. Goretti, Ufficio Migrantes e 8 per mille Chiesa Cattolica, abbiamo pensato ad un cartellone di eventi culturali perché crediamo fortemente, come chiesa e come comunità educativa, che la cultura renda liberi e veri tutti gli uomini.
Ecco, il nostro ruolo di assistenza sociale si traduce in processi di responsabilizzazione: promuoviamo la cultura con la consapevolezza di promuovere la costruzione di un percorso che aiuti i nuovi poveri ad uscire dalle situazioni di disagio. Per farlo, però, abbiamo bisogno della contaminazione culturale di tutti. Nessuno è immune dal “vaccino del sapere” che fortifica e rende liberi. Sempre».
Il cartellone degli spettacoli, che si terranno con cadenza mensile sino a febbraio 2019, sarà inaugurato domenica prossima in occasione della “Giornata Mondiale dei Poveri”.
«La scelta degli eventi – commenta il direttore artistico Vincenzo Losito – verte su due spettacoli, un incontro ed un’installazione. Ho voluto diversificare le attività sul tema dell’accoglienza che diventa centrale nella programmazione artistica. Mi auguro di poter offrire una visione più completa sul tema, per aprire a spunti di riflessione nuovi e soprattutto culturalmente validi».
Il cartellone degli eventi culturali si apre il 18 novembre con lo spettacolo “I Veryferici” della compagnia Shebbab met project: un gruppo multietnico di giovani nato nel 2016.
I Veryferici è, prima di tutto, uno spettacolo autobiografico. La compagnia si presenta come “un gruppo eterogeneo di uagliun, vez, bischeri, gombodo, bòsyò, tineri”: gente nata nella periferia del mondo che una forza più vigorosa ha spinto verso il centro, verso la luce. Il viaggio è faticoso, pieno di ostacoli: «Veniamo da periferie, da svariate periferie del mondo, da quella di Casablanca a quelle francesi, da quelle di grandi città sotto il Sahara a quelle di Bucarest, a quelle del Sud Italia. Hanno qualcosa in comune le periferie del mondo? È uno spazio fisico che, se abbandonato, ti lasci alle spalle? Oppure è una condizione dell’anima, che non ti lascia mai? Ci sono le stesse dinamiche in ogni periferia? Oppure ognuna fa storia a sé? È un caso che ci siamo trovati, che ci siamo annusati, che ci siamo piaciuti? Oppure ci siamo riconosciuti come fratelli, cresciuti tutti in strada, in mezzo agli squallidi palazzoni di cemento della stessa grande periferia-mondo? Ed ora, tagliati via dalle nostre periferie, ci ritroviamo qua, insieme, ancora in un’altra periferia. Forse la periferia ci segue. Forse non la abbandoni mai. Abbiamo ripensato ai luoghi da cui veniamo. Abbiamo condotto interviste con persone che continuano ad abitarvi, nelle banlieues di Parigi, nella Barca di Bologna, nel ghetto di Rignano.
Poi abbiamo deciso di trasformarle in una drammaturgia che tenesse conto dei linguaggi che nascono da quelle parti: la musica, la street art, la danza, Il writing, il rap… e così ci è venuta in mente l’idea di trasformare la nostra indagine in una specie di disco. Quanti tra i ragazzi che abbiamo incontrato sognano di andarsene divenendo dei dj o dei cantanti famosi? Quanti sognano così di uscirne, di cambiare la loro vita? E noi stessi, forse, non lo stiamo sognando anche adesso, scrivendo queste righe?
Ma il disco gira e non è detto che dal solco del vinile si riesca a uscire. Forse solo graffiandolo si esce da solco, forse la puntina salta e la canzone non finisce, e lo scracth, in fondo, cosa è se non un tornare indietro, forse un inciampo nell’andamento, la canzone potrebbe anche non finire mail quando si scratcha, e allora, ci viene da chiederci, ce la faremo mai a fare il nostro disco, a dare vita al nostro project, a mettere su la nostra band? Oppure vincerà la periferia?
Se lo scratch fosse il nostro destino, e ad ogni passo in avanti corrispondesse un tornare indietro?
Noi siamo i Veryferici. Cosa vuol dire? Non lo sappiamo, ma lo vedremo».
Lo spettacolo è ad ingresso gratuito con cortesia di prenotazione al 320.4799462